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al testo di Elisabetta Sancino
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Queste parole che si muovono nel perimetro oppressivo dell’aula come alberi trapiantati nella notte. Altri parchi, altre foreste boreali contaminati da tentativi d’infrazione contro un silenzio di cava. Muovendomi a scatti come quel folle che strapazza gerani cerco la parte durevole di voi in attesa nei libri accatastati uso le pagine vuote dei dizionari i vostri pensieri irregolari per liberare la stella. Voglio solo portare qui dentro nel cerchio sconsacrato dei giorni il vento occidentale, la simmetria della tigre le parole della fame, l’etica non intermittente della luce.
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